Diario Senese di Girolamo Gigli, Siena 1854
Tratto da “Diario Senese opera di Girolamo Gigli in cui si veggono alla giornata tutti gli avvenimenti più ragguardevoli spettanti si allo spirituale si al temporale della città e Stato di Siena. Siena, Tip. dell’Ancora di G. Landi e N. Alessandri, 1854“
II. – La VISITAZIONE di N. DONNA a S. ELISABETTA. Festa all’Insegne Collegiata di Provenzano, dove si porta a sentir Messa solenne l’Eccelso Senato con offerta di lib. 400 cera; ed avanti il medesimo si dispensano dall’Opera della Chiesa 43 doti.
Questo Tempio fu cominciato a fabbricare colle pie pubbliche contribuzioni nel 1594 per dentro riporvi la Miracolosa Effige della Beatissima Vergine, la quale stando in una finestrella in una casetta (che ora dietro al tempio s’addita) formata in coccio, si manifestò nel 1591 il 2 Febbrajo con un celebre miracolo.
Il disegno fu di Don Damiano Schifardini Certosino Sanese, e restò compita la fabbrica nel 1611, nel qual anno a’ 23 d’Ottobre si fece una solennissima traslazione della detta sacra immagine (come diremo) e vi fu collocata.
La contrada di Provenzano riteneva tal nome dal celebre Capitano Provenzano Salvani, ed era in quel tempo luogo destinato al prostibolo. Bartolomeo Carosi detto Brandano, uomo celebre per santità di vita, e pe’ suoi vaticjni (di cui palammo a’ 14 di Maggio) predisse ai Senesi il discoprimento di questo Tesoro, ma con sensi allora sinistramente intesi, dicendo: Siena vedrai tutte le tue donne andare a Provenzano.
È tradizione ricevuta, che S. Caterina da Siena collocasse la detta Effige nel luogo sorpadetto, benché non se ne trovino sicurj documenti.
Ha questa Collegiata il suo Rettore, che è un Gentiluoo eletto da S.A.R. il quale governa l’entrate coll’assistenza di 4 Savj, che pure sono 4 Gentiluomi eletti dalla Balja: ed ha il suo Capitolo, che vi va ad uffiziare i giorni festivi: e detto Capitolo è composto dalla Prepositura fondata dal Dott. Lelio del Taja, ed è di Padronato della sua famiglia; dell’Arcipretato fondato da <spazio bianco> Docci, che pure ai Signori Docci s’appartiene; dal Primiceriato fondato dal Dott. Giov. Carlo Barbi medico fisico, la cui nomina lasciò alla Casa Grifoni.
Comprende più di 40 canonicati, 4 dei quali sono di fondazione, e nomina della Casa Taja: altri 4 eravene dell’Opera della Chiesa, che sono stati ultimemente soppressi; uno fondato dal Canonico Cristofano Mazzoni, la cui presentata s’appartiene all’Eccelso Concistoro: di un’altro fondato da Monsig. Cori ne ha la nomina la famiglia Cosatti per donazione fattale da una Signora di Casa Lotti; di altro ne ha la nomina la famiglia Landi, da cui ebbe la fondazione; di altro fondato dalla famiglia Bellanti ha la nomina il Rettore dell’Opera; uno ultimamente lasciato dal Sacerdote Dott. Giov. Battista Fazzioni, il quale il quale deve esse conferito dall’Ordinario di Siena a Sacerdoti di Casa Gigli, ed in mancanza di questi a Sacerdoti Nobili; ed un’altro n’è stato fondato nel 1722 da Prete Francesco Maria Massini, ed è di collazione del Rettore di questa Chiesa.
È stato arricchito questo Tempio, in più occasioni di preziose statue, e vasi d’argento dalla pietà di più Benefattori, e particolarmente l’anno 1680 coll’occasione, che la miracolosa Effige fu portata solennemente a processione la Domenica in Albis, mel quale anno il giorno di tutti i Santi fu coronata di Corono d’oro dal Cardinale Flavio Chigi in nome del Capitolo di San Pietro. Dalle limosine in quel tempo offerte servisse il Sig, Rettore Cav. Alcibiade Lucarini de’ Bellanti per fabbricare la nuova strada, e lo spazzo dei marmi, siccome coll’ajuto di altre nuove contribuzioni ha fabbricato a commodo del Tempio una nuova Sacrestia. Il Quadro dell’Altare allato alla Sagrestia è opera molto gentile del Rustichino, il S. Cerbone di Rutilio Manetti, il S. Lorenzo di Montorselli.
Si eleggono ogni anno tre Gentiluomini per fare in Piazza la Festa del Palio fin dall’anno 1656 in qua.
Si eleggono atresì tre altri Signori della Festa per provvedere a qualche bisogno della Chiesa, e questi sono tre Artisti, cioè un Oste, un Fornajo, ed un Macellajo; e tanto i Signori del Palio, che gli Artisti eleggono i suoi Successori per l’anno avvenire la sera dopo l’Ave Maria di detto giorno.
Il dopo Vespero si và al corso in piazza, dopo girata che sia la cavalcata dei giovani nobili, entrano colle loro bandiere, e divise le Contrade della Città secondo l’ordine, che loro diede la sorte il giorno di S. Pietro nell’estrazione dei cavalli per la corsa. Queste si adunano precedentemente nella Piassa di S. Agostino, e di lì scendono pel Casato in Piazza, spiegando all’entrarvi ciascuna la propria bandiera col seguito ciascuna del proprio Capitano, e sua Milizia, colla divisa particolare, essendo in tal giorno a tutti permesso l’uso dell’arma bianca. Talvolta che i Sigg. del Palio espongono qualche premio a quella Contrada, che faccia miglior Comparsa, sogliono vedersi più carri, e Cavalcate da dette Contrade condotte coll’espressione di qualche Istoria, o favola, che al Corpo dell’Impresa delle insegne loro possa alludere, ed in tal caso riesce la festa un dei più belli, e nobili spettacoli, che in qualunque Teatro d’Italia possa rappresentarsi. Terminato che abbiano le Contrade il giro, si fermano ognuna col suo seguito a loro palchi, e posti a fila i cavalli montati da un uomo a disdosso, vestito della divisa della Contrada, avanti il Palco dei Giudici, si dà loro la mossa col segna, e quel cavallo, che alla terza girata resta avanti, riporta il Palio dai Giudici, che soglion esser tre Gentiluomini eletti da tre Signori del Palio. Dopo questo la Contrada vittoriosa colle sue confederate si porta a render grazie al Tempio di Provenzano, e di lì porta il Palio alla propria Chiesa secondo che appresso diremo.