L’interno della Collegiata
L’Insigne Collegiata è stata da subito oggetto di una raffinatissima committenza artistica, affidando lapidi e sculture, oltre alla realizzazione di preziosi tessuti e manufatti in oro e argento, alle migliori maestranze senesi.
Altare Maggiore
L’altare maggiore, terminato nel 1627 è decorato con pregiati marmi policromi, è opera di Flamino del Turco.
Al centro è posta l’edicola che conserva l’immagine della Madonna di Provenzano, rivestita da una lamina in argentoe pietrr dure è incoronata da un prezioso diadema in argento e pietre dure e incoronata da un prezioso diadema che fu donato nel 1681 dal Cardinale senese Flavio Chigi, in occasione del solenne rito di inoronazione.
Il tabernacolo è circondato da una gloria di angeli, sotto alla quale sono poste le statue, sempre in agento sbalzato, di Santa Caterina e San Bernardino (1684).
Sopra all’altare maggiore è esposto un drarppo di velluto rosso ricamato in oro con le insegne di papa Alessandro VII, il senese Flavio Chigi, morto nel 1667. Ai lati vi sono altri due drappi gemelli: a sinistra quello donato da Fabio de’ Vecchi vescovo di Montalcino (1663); a destra quello donato da Paolo Pecci, vescovo di Massa Marittima (1690).
A destra dell’altare maggiore è collocato il prezioso organo della seconda metà del ‘600, mentre di fronte, speculare, la cantoria. La Collegiata, già nel 1627, fu dotata di una Cappella, composta da coro e orchestra, diretta spesso dai maggiori musicisti della Città, che produssero gran parte de patrimonio musicale dei due secoli successivi.
I pennacchi della cupola furono affrescati a partire dagli inizi del Settecento e raffigurano le immagini dei quattro Santi patroni di Siena: Ansano, (opera di di Giuseppe Nicola Nasini, 1715), Savino vescovo e Vittore (di Galgano Perpignani, 1723 e 1726), Crescenzio (di Vincenzo Meucci, 1726).
Sotto la cupola il pavimento riporta una grande decorazione in marmi policromi, raffigurante al centro lo stemma mediceo del Granduca Cosimo III e della moglie >Margherita Luisa d’Orleans, intorno al quale ruotano i simbli dell’Oper i Santa <maria in Provenzano e delle città sedi vescovili del territorio dell’antico Stato Senese: Grosseto, Sovana, Pienza, Montalcino, Massa Marittima e Chiusi).
Gli altari laterali
Nel transetto destro, sopra la porta d’accesso alla sacrstia, è pota la tela raffigurante la SS. Trinità, di Francesco Vanni (1595), che fu donata alla Madonna di Provenzano dalla Confraternita senese di San Bernardino, prima ancora della costruzione della chiesa.
A destra, l’altrare patronato della famiglia Venturi, conserva una tela raffigurante Santa Caterina da Siena e Santa Caterina d’Alessandria di Francesco Rustici (1642), detto il Rustichino, con al centro, incastonato nella grande tela, il dipinto dell’Annunciazione di Gian Antonio Manenti. L’altare era patronato dell’Ordine di Malta
Nel transetto sinistro si trova l’altare di patronato della famglia Petrucci), che racchiude un gruppo scultoreo ligneo del 1839, raffigurante un monumentale crocifisso ligneo accompagnato dalle statue dei tre dolenti, ai piedi del quale è posto un artistico tabernacolo in legno e marmi policromi, opera di bottega senese del secolo XVIII.
Due altri monumentali altari laterali sono stati eretti ali leti della navata.
A destra l’altare di San Cerbone, con la preziosa tela di Rutilio Manetti rappresentante la Messa di San Cerbone, commissionati nel 1630 dal Vescovo di Massa Marittima, Fabio Piccolomini, in onore del santo patrono della sua diocesi. Il dipinto riporta un episodio celebre della vita del santo vescovo di Populonia (oggi diocesi di Massa Marittima – Piombino) vissuto nel secolo VI. Il vescovo Cerbone era stato accusato di eresia, e per questo motivo era stato convocato a Roma da papa Vigilio; il pontefice volle assistere alla messa celebrata dal santo e poté contemplare i cori angelici che apparvero al momento della consacrazione del pane e del vino, tanto da scagionare Cerbone da ogni accusa di eterodossia. L’altare e la tela furono commissionati dal vescovo di Massa Marittima Fabio Piccolomini poco oltre il 1630, in onore del santo patrono della sua diocesi.
A sinistra, l’altare di Santa Caterina da Siena, che conserva la tela con la Visione di Santa Caterina del martirio di San Lorenzo di Dionisio Montorselli, collocato in Collegiata nel 1685 ma precedentemente realizzato per la chiesa senese di San Lorenzo, oggi non più esistente. L’altare fu commissionato nel 1630 da Ippolito Borghese, vescovo di Montalcino.
Nella controfacciata e nei due transetti troviamo le tele monocrome di importanti artisti seicentechi senesi: Bernardino Mei (Messa di san Gregorio Magno e Storia di Giuda Maccabeo) e Deifebo Burbarini (Sogno di san Giovanni Evangelista e Gedeone e il miracolo del vello).
Nelle pareti della navata centrale sono poste quattro grandi tele ottocentesche, opera dei pittori puristi Luigi Boschi e Giovanni Bruni, raffiguranti episodi della vita della Vergine: la Natività di Maria (di Giovanni Bruni), la Visitazione (di Luigi Boschi, 1837), la Presentazione di Gesù al Tempio e l’Incoronazione (ambedue del Bruni, 1837 e 1842).
La Collegiata conserva anche quattro tele di artisti contemopranei che raffigurano Santi e Beati legati al territorio della Parrocchia: sui due pilastri dell’arco trionfale sono collocati gli ovali di Giovanni Gasparro, raffiguranti la Beata Anna Maria Taigi (a sinistra la) e il Beato Pier Pettinaio (a destra), realizzati rispettivamente nel 2016 e nel 2018, mentre sono di .Franesco Mori le tele di San Bernardo Tolomei nel transetto destro e la Beata Savina Petrilli nel transetto sinistro, dipinti nel 2013 e nel 2015.
Parte degli arredi lignei (le panche laterali, i confessionali e gli inginocchiatoi) sono opera di inzio ‘800 del grande architetto, scenografo e arredatore Agostino Fantastici.
Nella sala capitolare, ornata di un complesso ligneo seicentesco e di preziosi arredi, è il Compianto sul Cristo morto di Alessandro Casolani, il Crocifisso originale utilizzato da Brandano nella sua predicazione e due opere contemporanee dell’artista senese Pierluigi Olla: una Madonna di Provenzano in terracotta policroma e un bronzo raffigurante Sant’Antonio di Padova.
In sagrestia è invece conservato un affresco trecentesco di ambito senese, raffigurante la cosiddetta Madonna della staffa e proveniente da un’edicola situata nell’omonima via (oggi la parte terminale di Via Sallustio Bandini). Vi sono inoltre tre dipinti seicenteschi di cui quello centrale, rappresentante la Profezia di Brandano è opera di Bernardino Mei. Degna di nota è anche la tela di Antonio di Taddeo Gregori, rappresentante la Processione per la traslazione della Madonna all’interno del santuario (1611), interessante testimonianza topografica della città di allora.
All’interno della navata sono esposte due bandiere: quella in abside in alto a sinistra venne presa ai Turchi dal cavaliere senese Paolo Amerighi durante la battaglia di Vienna del 1683; quella nella controfacciata, in alto a sinistra dell’ingresso, che riporta lo stemma dei Medici al centro, era il vessillo militare delle truppe granducali issato sulla Fortezza medicea e portato come segno di devozione alla Madonna dopo la smilitarizzazione della città al tempo del granduca Pietro Leopoldo.